Sei quel che credi di essere
In che modo i paradigmi cognitivi determinano la tua identità e modificano il tuo cervello
La settimana scorsa, qui su Brain Hacking, ho scritto un articolo sulla sindrome dell’impostore (se non lo hai ancora letto, ti suggerisco di farlo ora: clicca qui). Sulla base delle risposte e delle richieste ricevute dagli iscritti, ho pensato di dedicare la puntata di questa domenica a un topic strettamente collegato a quello della settimana scorsa, in modo da fornirti un ulteriore spunto di riflessione utile per gestire al meglio questa tematica. Non ti resta che leggere tutto l’articolo per scoprire di più!
Relazioni e convinzioni (de)potenzianti
Partiamo da un presupposto: l’essere umano è a tutti gli effetti un animale sociale.
Passiamo gran parte della nostra vita insieme ad altre persone che, in un modo o nell’altro, influenzano la nostra mente e i nostri comportamenti.
E questa influenza (che - sottolineo - avviene sempre e comunque, indipendentemente dalla nostra e dalla loro volontà) può avere una duplice valenza:
Potenziante, ovvero ci fa dare il meglio di noi, contribuisce a farci migliorare e a farci esprimere il nostro pieno potenziale;
De-potenziante, ovvero ci limita attraverso convinzioni e paradigmi cognitivi disfunzionali che, anziché farci esprimere il nostro potenziale, lo ridimensionano.
Quotidianamente, ogni nostra relazione contribuisce a determinare il nostro modello di mondo, ovvero l’architettura di convinzioni e paradigmi che abbiamo e che costruisce e supporta la nostra realtà.
Ma attenzione: alcune relazioni hanno un effetto addirittura ancor più potente rispetto ad altre. È il caso del gruppo dei pari.
Cos'è un gruppo dei pari?
Un gruppo dei pari è una collettività di individui accomunati dagli stessi interessi, dagli stessi valori o dagli stessi obiettivi.
Esistono gruppi dei pari di diversa natura e di diverse dimensioni: un gruppo dei pari può essere costituito ad esempio da un piccolo gruppo dei pari, così come da una comunità online dalla portata più ampia, accomunata dagli stessi obiettivi e dalla stessa passione per un determinato argomento.
In questi casi, quando a influenzare i nostri comportamenti e le nostre scelte è il nostro gruppo dei pari, l’impatto può essere di gran lunga più importante.
Da un lato, dunque, può trattarsi di una grandissima opportunità (come, ad esempio, nel caso del gruppo dei pari dei Brain Hacker iscritti all’Academy): quando ti circondi di persone che credono in te e/o arricchiscono la tua realtà, allora tutto diventa più semplice.
Dall’altro lato, però, può trattarsi anche di un enorme rischio: quando ti circondi di persone che hanno una forte influenza su di te, ma che anziché stimolarti non fanno altro che inibire il tuo potenziale, allora la strada di fa ancor più ripida.
Autostima, valori e capacità
Ma più nello specifico in che modo le relazioni che abbiamo con gli altri possono modificare la nostra vita?
Le tre aree principali (e, forse, anche più importanti) su cui le relazioni posso avere una fortissima influenza sono le seguenti:
Autostima e autoefficacia:
Circondarti di persone che ti apprezzano e credono in te può aumentare la tua autostima; d'altra parte, il rifiuto o la critica costante da parte delle persone che frequentiamo di più (ad esempio: in famiglia, con gli amici, con i colleghi o con i datori di lavoro) possono minare enormemente la stima che riponiamo in noi stessi e nelle nostre capacità.
Valori e priorità:
Se il gruppo che frequentiamo maggiormente considera importante una determinata cosa, quella cosa può diventare importante anche per noi, influenzando così le nostre scelte di vita e i nostri comportamenti.
Capacità e risorse:
Il modo in cui pensano le persone vicino influenza le nostre convinzioni e, a loro volta, le nostre convinzioni contribuiscono a determinare le nostre capacità. A tutti gli effetti, quindi, il gruppo di persone di cui ci circondiamo influenza non solo la nostra autostima e i nostri valori, ma anche la quantità e la qualità di skill che (non) riusciamo a sviluppare.
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Effetto Pigmalione
L'effetto Pigmalione (o effetto Rosenthal, in onore dello scienziato comportamentale che per primo teorizzò questo effetto) descrive il modo in cui le aspettative delle altre persone nei nostri confronti possono modificare i nostri comportamenti e, di conseguenza, i nostri risultati.
Nel dettaglio, quando le persone che abbiamo intorno ripongono in noi delle alte aspettative (dimostrandoci di credere in noi e avere fiducia nelle nostre capacità), tendiamo ad allineare i nostri comportamenti alle loro aspettative, migliorando i nostri risultati.
Al contrario, purtroppo, quando gli altri ripongono in noi delle basse aspettative, dimostrando di credere poco in noi o - addirittura - attribuendoci delle etichette estremamente limitanti (come, ad esempio, i famigerati “tu sei non portato per…” oppure “tu sei troppo timido / vivace / introverso / …”), contribuiscono a limitare la nostra identità, portandoci ad abbassare la qualità dei nostri risultati.
Sei quel che credi di essere
Buona parte delle convinzioni che hai (anche e soprattutto quelle depotenzianti, che limitano i comportamenti o ti portano a credere poco nel tuo potenziale, come per esempio nel caso della sindrome dell’impostore) arriva proprio dalle relazioni che hanno caratterizzato la tua intera esistenza: dal momento in cui sei nato, fino al momento in cui stai leggendo queste parole.
Perché - da un punto di vista rigorosamente scientifico - sei il risultato delle convinzioni che hai nei tuoi stessi confronti. Le stesse convinzioni che, nella maggior parte dei casi, sono nate dalla tua educazione e dalle relazioni che hanno contraddistinto la tua vita.
Ora che lo sai, puoi scegliere quali pensieri coltivare e quali, invece, abbandonare. Perché i pensieri e le convinzioni che hai determinano concretamente chi sei: sei esattamente tutto quel che credi di essere. Nulla di più, nulla di meno.
E il primo passo per cambiare pensieri e convinzioni, a volte, è proprio quello di cambiare relazioni.