Autoefficacia e profezie autoavveranti
Come i pensieri plasmano le tue capacità, da un punto di vista neuroscientifico
Quel che pensiamo può davvero modificare l’esperienza che facciamo della realtà?
Ma soprattutto: quel che pensiamo di noi stessi può influenzare la qualità dei risultati che otteniamo, nella vita e nel lavoro?
Questo nuovo articolo di Brain Hacking nasce da questi due punti interrogativi. Ora, è giunto il momento di avere delle risposte neuroscientificamente valide.
Autoefficacia e capacità
Per comprendere a fondo quanto i nostri pensieri e le nostre convinzioni possano modificare la nostra realtà e le nostre performance, dobbiamo partire da un concetto di fondamentale importanza.
Partiamo quindi da una definizione, così da mettere subito in chiaro di cosa stiamo parlando:
L’autoefficacia è la convinzione che una persona ha riguardo alle proprie competenze, alle proprie risorse e alla capacità di raggiungere i propri obiettivi.
In altre parole, avere un alto livello di autoefficacia significa avere un’alta stima e un’alta fiducia nei propri mezzi, ovvero significa percepirsi in grado di svolgere con successo una determinata attività.
Dall’altro lato, avere un livello più basso di autoefficacia vuol dire avere meno fiducia nelle proprie abilità, abbassando così la convinzione di farcela e ottenere davvero i risultati desiderati.
Ma il punto è: percepirti più o meno capace significa essere più o meno capace?
Autopercezione ed effetto Dunning-Kruger
Non sempre la percezione che abbiamo delle nostre capacità corrisponde alla nostra reale capacità di fare o non fare qualcosa.
Anzi, quasi mai.
Le ricerche nel mondo delle scienze comportamentali, infatti, hanno dimostrato più volte negli ultimi anni quanto sia facile distorcere clamorosamente la nostra autopercezione.
Tra le tante distorsioni cognitive che contribuiscono a deformare la nostra autopercezione, una delle più note ed eclatanti prende il nome di effetto Dunning-Kruger: più siamo competenti ed esperti in un determinato ambito e più sottovalutiamo il nostro grado di conoscenza; invece, più siamo ignoranti e più sopravvaluteremo il nostro grado di conoscenza.
Insomma, nel bene e nel male, raramente riusciamo ad osservare il nostro livello di abilità in modo oggettivo e distaccato.
Ma poco importa.
Profezia autoavverante (nel bene e nel male)
Poco importa? Sì, poco importa.
Perché la realtà è che pensare di essere o non essere bravi molto spesso ci porta a comportarci in modo coerente rispetto alla nostra convinzione, portandoci a risultati in linea con le nostre previsioni.
Il passaggio da autopercezione soggettiva a profezia autoavverante, quindi, è incredibilmente breve.
Pensi di non essere in grado? Probabilmente avrai ragione. Pensi di essere in grado? Probabilmente, anche in questo caso, avrai ragione. Che tu pensi di farcela o non farcela, molto probabilmente avrai comunque ragione.
Ma… aspetta!
Quel che hai letto negli ultimi paragrafi non è in nessun modo un incentivo a pensare positivo (anche perché, se mi segui da un po’, sai perfettamente che il mio pensiero a riguardo non è… positivo).
Pensare di farcela non è non sarà mai sufficiente per avere successo, con buona pace di tutti coloro che insistono e continuano a dire che “devi pensare positivo” e "devi crederci”.
Esiste infatti una spiegazione neuroscientifica (e biochimica) che sta alla base del motivo per cui la tua autoefficacia si trasforma spesso in profezia autoavverante.
Biochimica dell’autoefficacia
Il tuo cervello funziona così: ogni volta che ti convinci di essere in grado di dominare una certa situazione e avere la meglio stai generando più o meno inconsciamente nella tua mente delle aspettative di successo.
Tecnicamente, da un punto di vista biochimico, quello che stai facendo senza rendertene conto è stimolare la secrezione di dopamina, il cosiddetto neurotrasmettitore del desiderio e della promessa di ricompensa. E la dopamina è una sostanza chimica essenziale per poter ottenere i risultati che desideriamo ottenere. D’altronde, siamo esseri umani: prima di essere in grado di riuscire, abbiamo bisogno di credere di poterci riuscire.
Semplificando il tutto, possiamo riassumere questo fenomeno comportamentale in 3 macro-step:
Le tue aspettative di avere successo aumentano
Aumentano i livelli di dopamina in circolo
Aumenta il tuo impegno per raggiungere il tuo obiettivo
Allo stesso modo, vale anche il contrario (ed è giusto ribadirlo): se hai un livello di autoefficacia che rasenta lo zero, difficilmente ti aspetterai di avere successo nel raggiungimento di un determinato obiettivo e, di conseguenza, a causa di un livello troppo basso di dopamina, tenderai a non impegnarti a sufficienza per portare a casa il risultato sperato.
Profezie e decisioni
Le convinzioni diventano aspettative, e le aspettative diventano comportamenti. Da questa prospettiva, la famosa profezia autoavverante non è altro che una decisione.
Non esistono formule magiche: esistono i pensieri che decidiamo di avere in merito alle nostre capacità e alle nostre probabilità di successo. E quelli - a differenza di qualsiasi formula magica che tenteranno di rifilarti - funzionano davvero.
Perché - neuroscientificamente parlando - quel che pensi determina concretamente le tue possibilità di successo.
L’utilizzo strategico dei propri pensieri è un argomento estremamente vasto e complesso e, per questo, ho deciso di lanciare un sondaggio per far selezionare direttamente a voi la tematica che vi sta più a cuore e verrà trattata nel corso delle prossime puntate di Brain Hacking.
Bibliografia di un Brain Hacker
Se desideri scoprire di più sull’autoefficacia e sugli altri argomenti trattati all’interno di questo articolo di Brain Hacking, ecco a te alcuni studi e alcuni testi che puoi approfondire. Buona lettura!
Bandura A., “Self-efficacy,” in Encyclopedia of Human Behavior, V. S. Ramchaudran, Academic Press, New York, NY, USA, 1994.
Bandura A., “Self-efficacy: the foundation of agency,” in Control of Human Behavior, Mental Processes, and Consciousness: Essays in Honor of the 60th Birthday of August Flammer, J. P. Walter and G. Alexander, Eds., pp. 17–34, Lawrence Erlbaum Ass, Mahwah, NJ, USA, 2000a.
Bandura A., Autoefficacia: teoria e applicazioni (1997, ed. it. 2000b) , Erickson Ed.
Conoscere come funziona il proprio cervello è il primo passo per farlo funzionare meglio. Condividi questo articolo con chi ritieni possa trarne beneficio! Clicca qui: