Storytelling o auto-storytelling?
Il viaggio dell'eroe, tra tecnica narrativa e tecnica introspettiva
Spesso si parla di viaggio dell’eroe riferendosi alle tecniche di storytelling efficace, con l’obiettivo di raccontare storie in grado di intrattenere e coinvolgere. In realtà, l’applicazione di questo pattern narrativo non riguarda solo l’abilità di raccontare storie interessanti, ma anche l’abilità di scrivere (o riscrivere) la nostra vita.
Definizione di viaggio dell’eroe
Anzitutto, facciamo chiarezza: che cos’è e cosa s’intende per viaggio dell'eroe?
Il viaggio dell’eroe è un archetipo narrativo reso celebre dallo studioso Joseph Campbell che accomuna la stragrande maggioranza delle storie che puoi sentire in circolazione: dai romanzi alle biografie, passando per i film e le serie tv.
Funziona così: c’è un eroe - il protagonista della storia - che intraprende un’avventura (un viaggio, appunto, che può essere più o meno metaforico), incontra dei nemici e/o degli ostacoli, cade e viene sconfitto, ma impara e migliora e grazie anche a un mentore (o a un’esperienza in grado di regalargli qualche prezioso insegnamento) riesce finalmente a vincere e tornare a casa trionfante e trasformato.
Il viaggio in 3 tappe
In breve, il viaggio dell’eroe può essere suddiviso in tre grandi fasi:
La partenza: in questa prima fase l’eroe decide di lasciare alle spalle la sua quotidianità e il suo mondo abitudinario per intraprendere il viaggio;
Le avversità: l’eroe, poi, cadendo e fallendo più volte, impara la lezione e alla fine riesce a raggiungere l’obiettivo;
Il ritorno: infine, l’eroe torna a casa, ritorna alla sua quotidianità e al suo mondo originale, ma torna con nuove risorse e nuove abilità da condividere.
Storytelling e neuroscienze
Esistono svariati studi e molteplici ricerche sugli effetti che lo storytelling ha sulla nostra mente e sulla nostra biochimica: raccontare una storia all’interno delle nostre interazioni quotidiane (tanto nel lavoro quanto nella vita privata) può avere innumerevoli benefici.
Uno tra questi è il fatto che saper raccontare storie coinvolgenti - nelle quali quindi i tuoi interlocutori si possano immedesimare con il protagonista - stimola la secrezione di ossitocina, ormone che aumenta i livelli di empatia e apertura nei tuoi confronti.
In particolare, raccontare una storia utilizzando il pattern del viaggio dell’eroe rende la storia ancor più ingaggiante.
Da sempre, infatti, ciò che rende un personaggio davvero amato e apprezzato ai nostri occhi non è mai la sua perfezione e la sua imbattibilità (anzi!), ma il suo essere fallibile e, quindi, umano.
Sono proprio le sue disavventure e i suoi fallimenti e renderlo amato e apprezzato. E, sotto questo punto di vista, il viaggio dell’eroe risulta essere il pattern narrativo perfetto.
Goditi il viaggio: l’eroe, sei tu
Il viaggio dell’eroe non è solo una tecnica di storytelling efficace, ma è anche un valido strumento di auto-storytelling.
Guardare le cose dalla prospettiva di questo archetipo narrativo può permetterci infatti di valutare la nostra storia con occhi diversi. O, addirittura, in alcuni casi di riscriverla.
Sono tre i concetti principali che il viaggio dell’eroe può insegnarci e che possiamo portare nella nostra vita di tutti i giorni.
1. Non c’è crescita senza “partenza”
Il viaggio dell’eroe può insegnarci che senza il coraggio di lasciare alle spalle la propria comfort zone e le proprie abitudini, non possiamo realmente aspirare a crescere e migliorare. In altre parole, citando Thomas Jefferson: “se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto”.
3. Non c’è crescita senza “avversità”
Ebbene sì: le disavventure dell’eroe e le sue battaglie perse sono parte integrante del suo viaggio e, soprattutto, della sua crescita. Senza cadere, l’eroe non si interrogherebbe mai su come migliorare e si precluderebbe quindi l’opportunità di diventare la versione migliore di sé stesso. Dovremmo tenerlo a mente più spesso, per ricordarci che le cadute possono rappresentare l’occasione perfetta per rialzarci ancor più forti.
2. Non c’è crescita senza “ritorno”
Infine, il viaggio dell’eroe ha un altro insegnamento davvero prezioso per noi: il protagonista della storia, dopo aver sconfitto il nemico e raggiunto il suo obiettivo, torna alla sua vita e, soprattutto, condivide quanto appreso con chi era rimasto a casa ad aspettarlo, ovvero chi non aveva avuto la possibilità (o il coraggio) di intraprendere lo stesso suo percorso. E anche questo fa la differenza, quando si parla di crescita: condividere quanto appreso è parte integrante dell’apprendimento.
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Bibliografia di un Brain Hacker
Se desideri approfondire questa tematica e scoprire di più sul viaggio dell’eroe, ti suggerisco questi libri. Buona lettura!
Il viaggio dell’eroe - Christopher Vogler
L’eroe dai mille volti - Joseph Campbell
Gli archetipi dell’inconscio collettivo - Carl Gustav Jung
I tre punti finali mi hanno fatto ragionare su come sia, sicuramente nel mio caso, possibile rendere il viaggio dell'eroe fattibile sostenibile applicabile nella vita di tutti i giorni
Grazie Michele🙏🧠
So profound!