Il pensiero positivo è... negativo?
La ricetta scientifica per fare chiarezza su uno degli argomenti più inflazionati della storia della crescita personale: il pensiero positivo. Quali sono i limiti e i vantaggi del pensiero positivo?
Adesso dimmi: quante volte hai sentito dire “devi pensare positivo”?
Da anni, il pensiero positivo è diventato un argomento sempre più inflazionato, soprattutto nel mondo della crescita personale. Ma siamo davvero sicuri che - come sostengono alcuni - basti pensare positivo per vivere una vita felice?
Vediamo insieme quali sono i limiti e i vantaggi del pensiero positivo, osservandolo attraverso le lenti delle scienze comportamentali.
Il pensiero positivo, tra angeli e demoni
Il pensiero positivo è stato, per decenni, il pilastro su cui si basava gran parte della crescita personale. Slogan come “devi crederci” o “guarda sempre il lato positivo” hanno letteralmente dominato libri, conferenze e corsi motivazionali.
Ma la moda, si sa, cambia.
Negli ultimi anni, l’entusiasmo verso il pensiero positivo si è in parte raffreddato. Alcuni, infatti, lo hanno addirittura etichettato come tossico, prendendone le distanze e demonizzandolo in tutti i modi possibili.
Allora dove sta la verità?
Come spesso accade, la verità sta nel mezzo: non basta pensare positivo per raggiungere i nostri obiettivi, e un ottimismo ostinato può persino ritorcersi contro di noi; tuttavia, demonizzare il pensiero positivo è altrettanto inutile.
Ecco perché…
Ecco 2 limiti del pensiero positivo
1. La trappola della positività tossica
Da un punto di vista comportamentale, quando il pensiero positivo è portato all’estremo può trasformarsi in un vero e proprio limite.
Uno dei suoi effetti più pericolosi è l’overconfidence bias, un bias cognitivo che ci porta a sopravvalutare le nostre capacità e che, a sua volta, va spesso a braccetto con il bias dell’ottimismo, altro meccanismo cognitivo potenzialmente letale, che ci porta a sottostimare potenziali rischi e ostacoli.
Quante volte hai pianificato grandi obiettivi a inizio anno, carico di entusiasmo, per poi ritrovarti deluso qualche mese (o addirittura qualche settimana) dopo?
Risultato tipico di quando un eccesso di positività ci impedisce di considerare le difficoltà reali che potrebbero presentarsi lungo il nostro cammino.
2. Il rischio di soffocare le emozioni
Un altro limite di un eccesso di pensiero positivo è la tendenza a reprimere quelle che alcuni - erroneamente - definiscono “emozioni negative” (come la rabbia, la tristezza o la paura).
Il punto è che, è risaputo, le emozioni non sono né positive né negative: sono tutte utili, a seconda del contesto e della situazione che stiamo vivendo.
Purtroppo, però, questo fatto sembra che se lo siano dimenticato coloro che si ostinano a sottolineare quanto sia importante pensare sempre positivo e guardare sempre il lato positivo delle cose, a tutti i costi. Anche a costo di reprimere quelle emozioni che in qualche modo sembrano ostacolare la felicità.
Quindi, dobbiamo pensare negativo?
Eh no. Criticare il pensiero positivo non significa sostenere il pensiero negativo.
In un’epoca in cui il declinismo e il pessimismo dominano sempre più i media e la conversazione pubblica, è ancor più importante trovare il giusto equilibrio: passare da un estremo all’altro non è così intelligente…
Siamo già tutti ben dotati di negativity bias (la distorsione cognitiva che ci porta a dare più peso agli aspetti negativi, anziché a quelli positivi), quindi direi che quello basta e avanza. Che dici?
Un pizzico di sano ottimismo - non troppo, come abbiamo già visto - è allora fondamentale per attivare le nostre risorse interiori e riuscire a performare al meglio. A patto che venga accompagnato da una spolverata di pensiero critico.
La ricetta (biochimica) del pensiero critico
La ricetta di un pensiero critico ed efficace è dunque un buon equilibrio di ingredienti: la dolcezza del pensiero positivo non deve mai sovrastare l’acidità del pensiero negativo, e viceversa.
Questo equilibrio consente di combinare il meglio di entrambi i pensieri.
Da un lato, ci permette di utilizzare la serotonina e la dopamina derivate dal pensiero positivo, due sostanze determinanti per stare bene e per sentirci motivati. Dall’altro lato, ci permette di usare a nostro vantaggio sostanze come il cortisolo e l’adrenalina derivate dal pensiero negativo, due sostanze estremamente utili per mantenere sempre pronta la nostra amigdala e per farci trovare pronti nel caso in cui potessimo imbatterci in qualche ostacolo da superare.
Prima, del sano pensiero positivo; poi, del sano pensiero negativo. Così, nasce un pensiero critico.
Prenditi cura dei tuoi pensieri
Il pensiero positivo, da solo, non è né la chiave per la felicità né la chiave per il successo, ma è un ingrediente fondamentale per un pensiero critico efficace.
Un ingrediente che, preso singolarmente e utilizzato in dosi sbagliate, potrebbe risultare addirittura letale (d’altronde, è la dose che fa il veleno!). Ma che, utilizzato nelle giuste dosi e accompagnato con i giusti ingredienti, può impreziosire la tua vita.
Quindi, tieni sempre a mente qual è la ricetta segreta per un pensiero efficace. E fanne buon uso!
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