Il dolore del (non) cambiamento
Imparare a cambiare prima che il cambiamento diventi necessario: una guida step-by-step per un cambiamento efficace
Se c’è una cosa davvero imprescindibile nella vita, quella cosa è il cambiamento. La vita di ogni essere umano è per sua natura composta da innumerevoli cambiamenti e non possiamo fare a meno di cambiare, ma… c’è un ma.
Il nostro cervello, per sua natura, rifugge il cambiamento.
Eppure, senza cambiamento non c’è miglioramento. E chi, in fondo, non vorrebbe vivere una vita migliore?
Conoscere quindi i principi scientifici alla base di ogni cambiamento comportamentale diventa assolutamente fondamentale per cambiare.
O meglio: per migliorare.
La (naturale) paura del cambiamento
Partiamo da una domanda: perché cambiare, spesso, è così complicato?
La ragione, in realtà, è molto semplice.
Il nostro cervello rifugge il più possibile il cambiamento per una questione di pura sopravvivenza: la nostra mente, infatti, è progettata per ridurre al minimo gli sforzi e per preferire ciò che è familiare e abitudinario (a discapito di ciò che non conosciamo e che implica appunto dei cambiamenti), onde evitare potenziali pericoli indesiderati.
In punto è che il nostro cervello ha un estremo bisogno di coerenza, sicurezza e prevedibilità. E il cambiamento, per certi versi, può essere considerato come l’antitesi perfetta di tutto ciò.
“Ho sempre fatto così”… e altri paradigmi letali
Uno dei bias cognitivi più strettamente collegati alla paura per il cambiamento è il cosiddetto Status Quo Bias, ovvero quella preferenza inconscia che abbiamo che ci porta a preferire l’abitudine al cambiamento e a voler mantenere le cose così come sono.
Dobbiamo ringraziare (si fa per dire) proprio questa trappola mentale se buona parte delle persone è intrisa di paradigmi limitanti - anzi, letali - legati al cambiamento a 360 gradi.
Per intenderci: hai presente quelle frasi come “ho sempre fatto così”, vero? Che, nella peggiore delle ipotesi, può anche presentarsi nella sua versione più spietata e identitaria: “eh… ma io sono fatto così”.
Un esempio lampante di come la paura del cambiamento possa non solo limitare i comportamenti, ma anche - addirittura - la nostra identità.
Amigdala, circoli viziosi e cambiamento
L’aspetto forse più delicato di questa faccenda è che i paradigmi inconsci di cui ti ho parlato qualche riga fa vengono spesso usati come intercalare, con leggerezza, senza darci troppo peso.
Ma - brutta notizia - il nostro cervello non rielabora queste informazioni con leggerezza. Tutt’altro.
Quel che succede all’interno del nostro cervello ogni volta che sottolineiamo la nostra avversione al cambiamento è che si attiva l’amigdala (la parte del cervello responsabile delle reazioni di paura) e, attivazione dopo attivazione, s’installa un vero e proprio circolo vizioso, che tende a solidificarsi sempre più e che rende il cambiamento sempre più difficile e improbabile.
Il dolore del NON-cambiamento
Dunque, ricapitolando: odiamo il cambiamento, usiamo frasi che ci auto-limitano e creiamo delle abitudini di pensiero in grado di renderci sempre meno aperti al cambiamento. Una meraviglia!
Allora la questione è: come possiamo cambiare, se siamo così avversi al cambiamento?
Spiegato in modo molto semplice e tangibile, la nostra motivazione a cambiare aumenta nel momento in cui il dolore del cambiamento è inferiore al dolore del non-cambiamento.
Mi spiego: come ormai ti è chiaro siamo avversi al cambiamento, perché siamo naturalmente impauriti dall’ignoto che il cambiamento inevitabilmente porta con sé.
Ma il fastidio che associamo al cambiamento comincia a scemare quando la situazione che stiamo vivendo ci provoca un fastidio addirittura superiore. Lì, si cela il nostro punto di svolta. Lì, il cambiamento - sebbene inizialmente doloroso o scomodo - diventa per la nostra mente l'opzione migliore.
Cambiare prima che il cambiamento diventi necessario
Sì, è vero: l’essere umano tendenzialmente cambia solo quando il cambiamento è diventato necessario. Ovvero, in altre parole, quando il dolore del non-cambiamento è superiore al dolore del cambiamento.
Solitamente, però, quando ci ritroviamo a vivere una situazione simile è già troppo tardi, perché significa che stiamo vivendo un presente così negativo da preferire l’ignoto e l’incertezza del cambiamento.
Siamo davvero sicuri che questa sia la vita che vogliamo vivere? Una vita fatta di così tanto dolore a tal punto da rendere il cambiamento l’unica possibilità di scelta?
Beh, credo fortemente che possano (anzi, debbano) esistere delle soluzioni alternative. Una tra tutte è che…
Dobbiamo imparare a cambiare prima che il cambiamento diventi necessario: dobbiamo accettare e abbracciare il cambiamento, dobbiamo rendere il cambiamento parte integrante della nostra quotidianità, dobbiamo abituare la nostra mente al cambiamento proattivo.
I benefici di un cambiamento proattivo
Proattività vs. Reattività:
Cambiare volontariamente ci mette in una posizione di controllo. Ci permette di pianificare, di adattarci gradualmente e di gestire le sfide in modo più efficace, evitando lo stress derivato da un cambiamento forzato e urgente.Riduzione del Rischio:
Anticipare il cambiamento volontariamente può anche mitigare potenziali rischi futuri. Per esempio, aggiornare le proprie competenze professionali prima che diventino obsolete diventa fondamentale per evitare di essere sostituiti.Opportunità di crescita:
Il cambiamento proattivo ci consente di cogliere opportunità che altrimenti perderemmo. In un mondo in rapida evoluzione, cambiare e adattarsi prima degli altri è essenziale per ottenere risultati fuori dall’ordinario.
Strategie per un cambiamento efficace
La conoscenza delle dinamiche nascoste dietro al cambiamento non basta per ottenere un cambiamento davvero efficace.
Cambiare con successo non è così facile e, per questo, ti servono delle linee guida che ti permettano di pianificare e organizzare al meglio la tua strategia di cambiamento. Tra le tante, ne ho selezionate alcune delle più importanti e significative:
Accetta i tuoi bias: riconosci i tuoi bias cognitivi (uno tra tutti, lo status quo bias, ma ce ne sono tanti altri…), riconosci le emozioni che provi nei confronti del cambiamento e accetta i tuoi pensieri e le tue sensazioni per quel che sono, senza giudizio.
Pianifica un obiettivo: definisci un obiettivo chiaro e specifico, che descriva meticolosamente il tipo di cambiamento comportamentale che vuoi ottenere.
Crea un piano d'azione: sulla base dell’obiettivo che hai definitivo, crea un piano d’azione che ti permetta di raggiungerlo, descrivendo tutte le azioni che devi attuare per arrivare a destinazione.
Organizzati in micro-step: suddividi ulteriormente il tuo piano d’azione identificando quali devono essere i primi passi da compiere (ricorda: più questi passi saranno piccoli e veloci, più è facile che tu riesca a gestire con successo il cambiamento).
Trova un gruppo dei pari: circondati di persone allineate ai tuoi valori e ai tuoi obiettivi, che possano essere in grado di supportare il tuo cambiamento nel migliore dei modi.
Il cambiamento (non) è una scelta
Ricorda: il cambiamento, sebbene spesso accompagnato da incertezza e disagio, è fondamentale per il tuo miglioramento personale e professionale.
O scegli di accettare il momentaneo dolore del cambiamento, o in futuro dovrai per forza accettare il dolore di non essere cambiato in tempo.
Come sempre, è tutta questione di scelte.
Ti è piaciuta questa newsletter sul cambiamento? Condividila su Instagram e tagga @brainhacking_!