Che fine faranno i tuoi buoni propositi?
3 domande a cui devi rispondere per evitare che i tuoi obiettivi falliscano miseramente
Nel webinar che ho tenuto qualche giorno fa all’interno di Brain Hacking Academy* ho parlato di uno degli argomenti al contempo più discussi e più importanti di sempre.
Ho parlato di… pianificazione degli obiettivi.
Specialmente in questo periodo dell’anno, infatti, molte persone decidono di pianificare i propri obiettivi per l’anno muovo, ma statisticamente le possibilità di successo sono davvero misere (e lo sono ancor di più se, quando pianifichiamo un obiettivo, non teniamo in considerazione il modo in cui funziona il nostro cervello).
Per questo, ho decido di dedicare questa newsletter a questo argomento così delicato, prendendo ispirazione proprio da alcune riflessioni emerse durante il mio ultimo webinar.
I “buoni propositi” non servono a niente?
“Da quest’anno, inizio a mangiare bene”
“Promesso: smetterò di fumare"
“Dal prossimo mese inizio ad allenarmi”
“Il prossimo anno leggerò di più”
“Quest’anno voglio studiare seriamente Brain Hacking”
Questi sono solo alcuni esempi, ma l’elenco di buoni propositi potrebbe continuare letteralmente all’infinito.
In particolar modo durante i primi giorni dell’anno, basta aprire un qualsiasi social network per fare una full-immersion di post dedicati agli obiettivi per l’anno nuovo:
Chiunque sembra parlare di buoni propositi, e in molti si convincono che un semplice cambio di data sul calendario possa in qualche modo facilitare un cambio di vita.
Ma questi buoni propositi… servono veramente a qualcosa? O sono solo una perdita di tempo?
I dubbi sono più che leciti e sorgono spontanei non appena si legge questa statistica allarmante: più del 95% dei buoni propositi resta solo una bella speranza e non genera risultati concreti (Harvard).
Perché gli obiettivi falliscono così spesso?
Il motivo è molto semplice: la stragrande maggioranza degli obiettivi fallisce perché quelli che vengono elencati a inizio anno sono obiettivi che vengono pianificati senza tenere conto di come noi esseri umani funzioniamo veramente.
E quindi non sono altro che un elenco di desideri, di intenzioni e di speranze.
Ma allora come dev’essere un obiettivo, affinché sia più facile e probabile raggiungerlo?
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3 domande per pianificare un obiettivo
Tenendo a mente alcune regole basilari sul funzionamento del comportamento umano (e del nostro caro cervello, come sempre), risulta essere particolarmente efficace rispettare alcuni importanti meccanismi cognitivi e rispondere ad alcune domande*.
Alimenta il tuo locus of control
In psicologia, quando si parla di locus of control ci si riferisce al livello di controllo e di responsabilità che riteniamo di avere nei confronti di quel che ci succede, dei risultati che otteniamo e - più in generale - della nostra vita. Ebbene, se da un lato è vero che non tutto è sotto il nostro pieno controllo, è anche vero che possiamo imparare a gestire quel che non possiamo controllare. Dunque, la domanda è…
In che modo puoi controllare e/o gestire il processo che ti porterà a raggiungere l’obiettivo?
Innesca il tuo negativity bias
Il bias della negatività è la naturale tendenza del nostro cervello a focalizzarsi sugli aspetti negativi delle cose e a dare loro maggiore rilevanza e maggiore peso rispetto agli aspetti positivi, anche quando quest’ultimi sono decisamente più significativi. Molto spesso, però, quando si parla di pianificazione degli obiettivi viene consigliato di mantenere un atteggiamento esclusivamente positivo. Sbagliato! Il negativity bias, infatti, è fondamentale per prevedere eventuali ostacoli lungo il percorso e per prepararsi anticipatamente affinché questi ostacoli vengano evitati e risolti efficacemente.
Cosa potrebbe andare storto (e come puoi evitare che succeda)?
Scatena il tuo circuito dopaminergico
Più obiettivi raggiungi e più attività completi, più il tuo cervello è felice. Se la nostra mente e il nostro corpo funzionano in questo modo, dobbiamo ringraziare la dopamina, il neurotrasmettitore noto anche come “l’ormone della promessa di ricompensa”. Lo sapevi che quando riesci a innalzare i livelli di dopamina nel tuo organismo ti senti più carico e motivato a raggiungere i tuoi obiettivi? Un segreto per mantenere alta la dopamina è spezzettare il percorso che dovrai fare per raggiungere il tuo obiettivo in tanti piccoli micro-step: più suddividerai l’obiettivo in piccoli (anzi, minuscoli) passi, più sarà facile raggiungerlo.
Quali sono i micro-step da compiere per raggiungere l’obiettivo?
*Queste domande sono un estratto di un elenco notevolmente più ampio e approfondito che è stato trattato all’interno di Brain Hacking Academy: per saperne di più, rispondi a questa email chiedendo informazioni oppure scrivi a info@michelegrotto.com.