10 falsi miti sulla tua mente
Dalle emozioni ai bias cognitivi, passando per la forza di volontà, lo stress e il decision-making
Qualche giorno fa mi è capitato per l’ennesima volta di guardare un reel in cui si parlava - cito - di “emozioni negative”.
In quel preciso istante, ho deciso che avrei dedicato questa puntata di Brain Hacking ai falsi miti che, ancora oggi, dilagano nel web, nei libri e in alcuni corsi.
Perché non possiamo davvero crescere, imparare e arricchire la nostra mente, se prima non facciamo spazio liberandoci di ciò che non funziona.
Ecco quindi 10 dei falsi miti più pericolosi su come funziona la mente di noi esseri umani. Sfatiamoli insieme una volta per tutte e, se ti va, contribuisci a far arrivare questo elenco a più persone possibili condividendo l’articolo.
Ricorda: più persone sono consapevoli di come funziona la loro mente, più persone sono consapevoli di come farla funzionare meglio. E, cervello dopo cervello, possiamo fare la differenza.
Buona lettura, e buoni pensieri!
1. “Chi è intelligente non cade nei bias cognitivi”
Sebbene possa per certi versi sembrare sensato, in realtà non lo è affatto: commettere sistematicamente degli errori di giudizio è parte della nostra natura, a prescindere dal livello di intelligenza.
In aggiunta, non solo siamo tutti vittime di bias cognitivi (nessuno escluso!), ma addirittura in certi casi più si è intelligenti più si è vittima di certi bias.
Un esempio lampante? Il bias “blind spot”, che ci porta a convincerci del fatto di essere immuni dai bias. Ovviamente, sbagliando clamorosamente.
2. “Usiamo solo il 10% del nostro cervello”
Questo dovrebbe essere già stato ampiamente chiarito, ma meglio ripetersi: no, non usiamo solo il 10% del nostro cervello.
Ancora troppe persone sono convinte di questo dato alquanto bizzarro e alcuni - ancor peggio - usano questo dato per rifilarti libri e corsi. Del tipo: “scopri come usare davvero il 100% del tuo cervello”.
Ehm, no. Usiamo già il 100% il nostro cervello. Anche se, è giusto precisarlo, non tutti lo usano bene (ma questa è un’altra storia).
3. “O sei razionale o sei istintivo”
La questione non è così semplice: non è possibile etichettare le persone come “razionali” o “istintive” in senso assoluto.
Infatti, tutti siamo tanto razionali quanto emotivi e istintivi: anche la persona che riteniamo essere la più razionale al mondo è sempre e costantemente influenzata dalla sua emotività e dal suo istinto.
Il nostro cervello, dunque, integra continuamente ragione, emozione e istinto: non esiste alcuna categorizzazione netta e non esiste alcun conflitto tra le parti. Piuttosto, esiste una gran bella cooperazione (altrimenti, ci saremmo estinti già da qualche millennio).
4. “Il multitasking aumenta la produttività”
Recentemente, in un’autobiografia di un noto imprenditore seriale italiano, ho letto che quest’ultimo sostiene di essere un “multitasker”, nel senso che da sempre riesce a svolgere al meglio più attività in contemporanea.
C’è solo un piccolo problema: il multitasking non esiste.
E non lo dico io, lo dicono le neuroscienze. Il cervello non è in grado di fare più cose contemporaneamente e quello che molti chiamano “multitasking” in realtà sarebbe più corretto chiamarlo “switch tasking” (o qualcosa del genere).
Infatti, non svolgi due o più attività in contemporanea, ma al contrario salti da un’attività all’altra, perdendo tra l’altro efficienza e aumentando lo stress.
Insomma, non una grande idea.
5. “Le emozioni negative sono da eliminare”
Ancora oggi ci sono persone che parlano di emozioni “negative” e “positive” (e spesso mi capita purtroppo di sentire anche molti professionisti del settore etichettarle in questo modo).
Ha più senso definire un’emozione come più o meno funzionale rispetto al contesto e rispetto al nostro obiettivo, perché di fatto non esistono emozioni positive o negative in senso assoluto.
Anche le emozioni che spesso vengono considerate meno piacevoli - la paura, la rabbia, la tristezza e così via - hanno tutte una funzione adattiva fondamentale.
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6. “Il talento è tutto”
Beh, è vero che esistono delle predisposizioni. E ti dirò di più: il talento in certi casi può fare la differenza.
Ma oggi le neuroscienze della performance dimostrano in modo evidente che la ripetizione intenzionale, gli stimoli ambientali e la capacità di regolare il nostro stato interno hanno un impatto di gran lunga superiore rispetto al talento o alla predisposizione.
Tra una persona talentuosa che non si applica e una persona senza talento che si allena con tenacia, quest’ultima vince. Sempre.
7. “Il cervello si sviluppa solo da piccoli”
Da questa convinzioni sbagliata nascono migliaia di “ormai per me è troppo tardi”.
E nel momento in cui non ti rendi conto che il tuo cervello è uno straordinario strumento in grado di modellarsi e di imparare a ogni età, “ormai per me è troppo tardi” diventa una frase senza senso.
La neuroplasticità – la capacità del nostro cervello di cambiare e modificarsi – non finisce con l’infanzia. Si riduce un po’, è vero, ma resta attiva per tutta la vita.
E più alleni il tuo cervello e lo mantieni in forma, più resterà plastico e malleabile anche con il passare degli anni. Tutta questione di allenamento!
8. “Per cambiare serve solo la forza di volontà”
La forza di volontà ha un solo grande problema: non è infinita.
Più ti affidi esclusivamente alla motivazione e alla forza di volontà, più queste si scaricano, rischiando così di generare un ritorno di fiamma incredibilmente dannoso.
Il cambiamento non è solo questione di determinazione e volontà, anzi. Il cambiamento è prima di tutto questione di strategia, di metodo, di organizzazione. E chi fa affidamento solo sulla sua forza di volontà, prima o poi dovrà pagarne le conseguenze.
9. “Le emozioni ostacolano le decisioni”
Sbagliato. Le emozioni non sono un nemico della nostra capacità di pensare e decidere, anzi.
Ancora oggi quando si parla della capacità di decidere in modo efficace si fa un gran parlare di emozioni con accezione negativa, spesso proponendo metodi di decision-making interamente basati su principi logici e razionali.
Metodi che sarebbero assolutamente perfetti, se solo noi esseri umani fossimo assolutamente razionali.
Ma c’è di più: senza emozioni, saremmo letteralmente paralizzati, perché incapaci di prendere anche le decisioni più semplici e banali, come ad esempio cosa mangiare a cena o a che ora fissare un appuntamento.
Non possiamo pensare al decision-making senza considerare le emozioni, proprio perché senza emozioni non saremmo in grado di prendere neanche la più semplice delle decisioni.
10. “Bisogna evitare lo stress”
Vero: lo stress può avere degli effetti estremamente dannosi sul nostro organismo. Ma è anche vero che senza stress non potremmo dare il meglio di noi.
Lo stress infatti non è IL nemico da sconfiggere, se è circoscritto e gestito bene. Esiste infatti uno stress utile e funzionale – chiamato eustress – che non solo non è dannoso, ma migliora addirittura la concentrazione, incrementa il livello della performance e stimola la crescita.
Dunque, non possiamo fare di tutto l’erba un fascio: c’è stress, e stress.
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